Racconto della Leggenda della Croce di Agnolo Gaddi
in Santa Croce di Firenze
Primo affresco
«C’era una volta… – un Re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno…»… Mi avvicino alla Cappella Maggiore di Santa Croce. No, non mi sfiora l’idea che potesse essere irriguardoso… la favola più conosciuta al mondo inizia così, ed è la storia di un pezzo di legno; e qui gli otto affreschi del Ciclo ci parlano del pezzo di legno più caro a ogni cristiano,la Crocedi Gesù. Da dove veniva, come si perse e come si ritrovò…
Si racconta che un tempo lontano Adamo, il primo uomo, si ammalò. Il figlio Seth, dopo un lungo cammino, lo vediamo alle porte del Paradiso per chiedere la grazia della guarigione del padre. L’arcangelo Michele gli appare e dà a Seth un semplice ramoscello proveniente dall’albero del Paradiso Terrestre, quello del peccato originale, così dicendo: «Tuo padre guarirà quando questo ramo farà i suoi frutti ». Colpito dal mistero di quelle parole Seth riprende la strada del ritorno, ma trova il padre ormai morto.
Il primo affresco, la prima scena di questo film: La morte di Adamo, il primo uomo. Sapeva Adamo in che modo un giorno avrebbe dovuto affrontare l’oscuro viaggio? Nessuno sapeva cosa fosse la morte. Era stata annunciata, è vero, si sapeva che sarebbe arrivata, prima o poi, ma ora era lì. Un appuntamento che non poteva essere rimandato. …I volti attoniti dei figli, dei nipoti, dei discendenti cercano di intuire qualunque piccola espressione del volto del patriarca…. qualcosa che li illumini… in fondo forse si aspettano che non muoia, che alla fine Dio Padre mandi un angelo con un messaggio di grazia. Nulla. E la morte giunge ad addormentare Adamo.Seth non aveva esitato, da buon figlio, a compiere un lungo e tormentato cammino per ottenere un rimedio, un segno da potere validamente opporre alla morte. In alto si vedono le porte del Paradiso, negate ad Adamo dopo il peccato originale; all’opposto, in basso, c’è Adamo morto. In mezzo, la gente stupefatta e addolorata.
In mano a Seth un semplice ramoscello… La pietà del figlio pianta il ramoscello sulla tomba del padre. Un atto semplice, ma sacro, una devozione quotidiana e luminosa…
Un segno, un pezzo di legno, destinato a vivere. Ben presto il ramo diverrà un albero…
Scondo affresco: La Regina Elena in adorazione del legno
Il secondo affresco, la seconda scena… Gli anni, molti anni, sono passati e il ramoscello lo ritroviamo albero vigoroso e fronzuto. Siamo sotto il regno di Re Salomone, intento alla costruzione del Tempio, a gloria di Dio, del popolo d’Israele, e sua propria.
Salomone fa abbattere il nostro albero per usarlo nel suo cantiere. La leggenda ci tramanda che a quest’albero non si riusciva, in alcun modo, a trovargli un posto adatto: ora pareva troppo lungo ed ora troppo corto: infatti se gli operai ne tagliavano un pezzo per dargli la giusta misura era troppo lungo e, appena riprese le misure, ecco che diveniva troppo corto. Alla fine gli operai perdono la pazienza e lo gettano su di un lago per fare da ponte.
Sullo sfondo c’è il Tempio, ci sono il fasto voluti da Salomone.. Sul proscenio, in basso a destra, un pezzo di legno scomodo, mai della giusta misura.. La croce non è mai comoda: ognuno vorrebbe adattarla alle proprie esigenze, piegarla ai propri voleri, ma non riesce. Non può asservirla ai suoi fini. E’ piuttosto lei,la Croce, che si pone come problema, a volte scomodo e difficile. Il fasto e la magnificenza non si addicono alla Croce. E’ facile perdere la pazienza e lasciar cadere la croce. Ma Cristo non lascia cadere la sua croce..
Il “pezzo di legno”, buttato lì dall’impazienza degli operai, assume una funzione importante come passaggio per giungere a Gerusalemme: la croce sa qual è il suo giusto posto. Un ponte, un passaggio. Il passaggio tra Antico e Nuovo testamento. Tra Antico e Nuovo mondo. Un ponte facilita il dialogo, l’unione tra persone altrimenti lontane. La vita stessa è un passaggio. Anche il fastidio degli operai di Salomone, ha un suo posto nel disegno di Dio. La regina di Saba si reca ad ascoltare la saggezza di Salomone; ma deve attraversare il lago dove l’albero era stato gettato dagli operai. E lì ha una visione: su quel legno sarebbe stato appeso il Salvatore del mondo. Ed ella devotamente si prostra ad adorarlo.
la Reginadi Saba é una Regina “esotica”, diremmo oggi noi. Personaggio forse esistito nella storia, sicuramente nel mito e nella leggenda, e nei testi sacri. Raffigurata simile ad una Madonna…una Regina “bruna ma bella” secondo Il Cantico de’ Cantici.
Il “pezzo di legno”, il nostro protagonista, è in bella vista: una passerella sulla piscina di Siloe, luogo di miracoli … La profezia della Regina di Saba inquieta Salomone: Il Re, preso da inquietudine e paura, ordina allora che sia seppellito nelle viscere della terra
Questo pezzo di legno è scomodo, senza misura, non adattabile ai propri voleri, ma allo stesso tempo miracoloso, e intrecciato alla storia senza badare al bene e al male, a loro volta mischiati come il grano e il loglio. Quanta pazienza poi per separarli…
Terzo affresco: ritrovamento della Croce
E siamo al terzo affresco…Altro tempo è passato…il “pezzo di legno” a un certo punto torna ad essere protagonista. All’avvicinarsi della passione di Cristo il legno emerge dalle profondità della terra.
La terra si muove anche se sembra ferma, e sa serbare i suoi segreti fino al momento in cui è necessario svelarli… Quel pezzo di legno diventala Crocedi Cristo.La Passionenon è raffigurata nell’affresco,ma è l’anima stessa della leggenda della vera Croce.
Mi emoziona considerare il calvario dal punto di vista della Croce, di quel semplice “pezzo di legno”. La mia mente corre lontano, a quell’Uomo sulla croce, a quel sacrificio così scomodo e apparentemente assurdo: il Figlio di Dio che scende tra noi a patire il martirio per la salvezza di tutti.
Ancora una voltala Crocedi Cristo, il pezzo di legno viene seppellito. Chi lo voleva custodire in segreto e chi voleva fuggire dal senso di colpa per avere ucciso il Figlio di Dio…
Quarto affresco: riconoscimento della vera croce
Altri secoli passano e siamo al quarto affresco… Elena, regina e madre di Costantino, giunge a Gerusalemme per ricercare la croce di Cristo. Donna tanto energica e volitiva quanto dotata di una religiosità incrollabile, sapeva quel che voleva, diremmo noi oggi. Nel senso che, per quanto ne sappiamo, sapeva ottenere quel che voleva con le buone o con le cattive…
Nessuno vuole rivelare il luogo dov’era custodita la croce. Come spesso avviene c’era chi sapeva, chi faceva finta di non sapere, chi aveva dimenticato la ricerca della Croce. Elena non si ferma di fronte alla reticenza e, con le “buone maniere”, riesce a sapere dov’è seppellitala Croce: sotto un tempio di Venere.
Vediamo un paesaggio a noi familiare, come fosse appena fuori porta, un ruscello, sullo sfondo un cane e delle papere,e in primo piano una folla laboriosa che s’industria a tirar fuori dal terreno prima una, poi due, poi tre croci. La croce di Cristo e dei due ladroni crocifissi con lui..
Un lettino funebre ospita un novello Lazzaro, avvolto ancora dal sudario…. Nessuno sa distinguere la croce di Cristo da quella dei ladroni. Il cadavere viene adagiato sulla prima poi sulla seconda croce e infine sulla terza e vive….!.
La croce, il pezzo di legno, che si fa rivelatrice del miracolo divino. La gente intorno riconosce e ritrova il legno che aveva sopportato la crocifissione di Gesù. Di nuovo sepolta, di nuovo cercata, di nuovo scoperta…E’ questa la missione della Croce? Di essere continuamente perduta e ritrovata?
Quinto affresco: Elena porta la croce in Gerusalemme
Infine Elena entra trionfalmente in Gerusalemme. La regina, con grande solennità e abbracciando la croce.
Nel quinto affresco si vede adornata da un cappello come quello usato dagli studenti, e dai clerici vagantes, che viaggiavano su e giù per l’Europa.
Si racconta che Elena divise la croce in due parti: ne portò al figlio una parte e l’altra parte la lasciò nel luogo dove l’aveva trovata, racchiusa in custodia di argento.
La Croce viene di nuovo nascosta, celata… E il suo destino in qualche modo si ripete
Sesto affresco: Cosroe, re dei Persiani, si impadronisce della croce
Passano anni, e secoli, e la croce, il nostro caro “pezzo di legno” sembra immergersi nella quiete statica del lungo fluire del tempo finché Cosroe, re dei Persiani giunge a Gerusalemme con le sue truppe. Siamo al sento episodio di questa meravigliosa storia dipinta…
Cosroe, iI re dei persiani, è un uomo ambizioso, troppo forse; vuole restaurare i fasti degli Achemenidi, di Ciro, di Dario. Intraprende guerre di espansione ed eccolo dinanzi al sepolcro di Cristo. Conosce l’importanza della Croce e nel suo folle progetto di potere, tra violenze e saccheggi, la ruba, strappandola al sepolcro dov’era preziosamente custodita.
Settimo affresco: il sogno di Eraclio
Cosroe torna in patria. Preso dal desiderio di essere adorato come un dio fa costruire una torre d’oro e d’argento, incastonata di gemme; vi sono anche le immagini del sole, della luna e delle stelle. In cima alla torre un serbatoio per raccogliere l’acqua per mezzo di condotti segreti: sotto la torre invece una caverna dove un meccanismo trainato da cavalli produce il movimento delle sfere celesti. Cosroe è nella sua torre; seduto sul suo trono astrale, tiene vicino a sé la croce di Cristo. Un uomo che si crede Dio al centro dell’ Universo…
Eraclio, imperatore d’Oriente, avvertito in sogno dall’Arcangelo Michele, che gli indicala Croce, muove guerra a Cosroe e lo incalza fin nelle sue terre, fin nella sua torre.La Croceè ripresa. Tornerà a Gerusalemme.
La Croce, ancora una volta, si trova nell’ occhio del ciclone dello scontro tra bene e male, come al solito intrecciati strettamente in una guerra di eserciti tra due imperatori. Il pezzo di legno si nasconde e riemerge. Sta a ogni uomo cercarne continuamente i segni.
Ottavo affresco: il Re Eraclio riconquista la croce ed entra in Gerusalemme
Ottavo episodio della leggenda. Eraclio riporta a Gerusalemme la sacra reliquia della croce. Discende dal monte degli ulivi sopra il suo cavallo regale e insignito degli ornamenti imperiali, arriva alla porta per cui era entrato il Signore alla vigilia della Passione, ma le pietre della porta si uniscono tra loro a formare un muro; e al di sopra del muro appare un arcangelo con la croce in mano. Dice l’angelo: “Il re dei cieli è entrato in Gerusalemme da questa porta non con pompa regale, ma cavalcando un povero asinello per lasciare ai fedeli un esempio di umiltà”.
Così vediamo Eraclio senza calzari e senza manto regale, che prende la croce di Cristo e a piedi si dirige verso la porta: il muro si apre e il re entra in città.
“O croce più splendente di ogni stella, oggetto di amore per gli uomini, più santa di ogni santa reliquia, che sola fosti degna di portare l’anima del mondo, dolce legno, preziosi chiodi, salva questa città”.
Così detto rimettela Croceal suo posto, e gli antichi miracoli si rinnovano …..
Il senso della Croce
“Ma chi l’ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stanco dei miei pesi quotidiani. La vita è fin troppo piena di problemi….. ” E così .
Una notte Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l’altro. Anche lui era nell’interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po’ si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva tanta fatica ad avanzare. “Sarebbe sufficiente accorciarla un po’ e tribolerei molto meno”, si disse. Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d’un bel pezzo la sua croce. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più spedito e leggero. E senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione degli uomini. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però incominciava la “terra della vita riuscita e della felicità eterna”. Era una visione incantevole quella che si vedeva dall’altra parte del burrone.
Ma non c’erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l’appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti. Ma non lui. Aveva accorciato la sua croce e ora essa era troppo corta e non arrivava dall’altra parte del baratro.
Si mise a piangere e a disperarsi: “Ah, se l’avessi saputo…” Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente…
“Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi cercherà di conservare la sua vita la perderà; chi avrà perduto la propria vita per me, la ritroverà”.
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