pregare con s. domenico
L'udienza del Papa dell'8 agosto. I nove modi di pregare secondo San Domenico
Nel periodo estivo la «scuola della preghiera» di Benedetto XVI prosegue
da Castel Gandolfo in sintonia con il calendario liturgico. L'udienza
dell'8 agosto è stata dedicata al fondatore dei Domenicani, san Domenico
di Guzmán (1170-1221). Al santo il Papa aveva già dedicato una
catechesi del mercoledì nel suo ciclo sulle grandi figure della storia
della Chiesa, il 3 febbraio 2010. L'8 agosto, nel quadro della «scuola
della preghiera», si è invece soffermato sul fondatore dei Domenicani
come maestro di orazione.
San Domenico, ha detto il Papa, «non ebbe altra aspirazione che la
salvezza delle anime, in particolare di quelle cadute nelle reti delle
eresie del suo tempo»: e «in ogni momento, la preghiera fu la forza che
rinnovò e rese sempre più feconde le sue opere apostoliche». Il
Pontefice cita il beato Giordano di Sassonia (1190-1237), successore di
san Domenico alla guida dell'Ordine Domenicano: «Durante il giorno,
nessuno più di lui si mostrava socievole... Viceversa di notte, nessuno
era più di lui assiduo nel vegliare in preghiera. Il giorno lo dedicava
al prossimo, ma la notte la dava a Dio ». In san Domenico, insiste
Benedetto XVI, «possiamo vedere un esempio di integrazione armoniosa tra
contemplazione dei misteri divini e attività apostolica». Secondo le
testimonianze di chi lo conosceva, «egli parlava sempre con Dio o di
Dio».Il santo non ha lasciato opere scritte sulla preghiera, ma la tradizione domenicana ha raccolto quanto da lui esposto oralmente ai primo religiosi nell'opera «Le nove maniere di pregare di san Domenico», composto tra il 1260 e il 1288.
Le maniere di pregare per san Domenico sono effettivamente nove, e -
spiega il Papa - «ciascuna di queste che realizzava sempre davanti a
Gesù Crocifisso, esprime un atteggiamento corporale e uno spirituale
che, intimamente compenetrati, favoriscono il raccoglimento e il
fervore». Occorre distinguere fra i modi di pregare dal primo al settimo
e gli ultimi due. «I primi sette modi seguono una linea ascendente,
come passi di un cammino, verso la comunione con Dio, con la Trinità:
san Domenico prega in piedi inchinato per esprimere l’umiltà, steso a
terra per chiedere perdono dei propri peccati, in ginocchio facendo
penitenza per partecipare alle sofferenze del Signore, con le braccia
aperte fissando il Crocifisso per contemplare il Sommo Amore, con lo
sguardo verso il cielo sentendosi attirato nel mondo di Dio». Dunque ci
sono essenzialmente «tre forme: in piedi, in ginocchio, steso a terra;
ma sempre con lo sguardo rivolto verso il Signore Crocifisso».
L'ottavo e il nono modo di pregare rientrano in una diversa categoria di
orazione. L'ottavo è «la meditazione personale, dove la preghiera
acquista una dimensione ancora più intima, fervorosa e rasserenante. Al
termine della recita della Liturgia delle Ore, e dopo la celebrazione
della Messa, san Domenico prolungava il colloquio con Dio, senza porsi
limiti di tempo. Seduto tranquillamente, si raccoglieva in se stesso in
atteggiamento di ascolto, leggendo un libro o fissando il Crocifisso».
Così il santo viveva intensamente la meditazione, e anche «esteriormente
si potevano cogliere le sue reazioni di gioia o di pianto». Non solo.
«I testimoni raccontano che, a volte, entrava in una sorta di estasi con
il volto trasfigurato, ma subito dopo riprendeva umilmente le sue
attività quotidiane ricaricato dalla forza che viene dall’Alto».
Il nono modo di pregare di san Domenico è «la preghiera durante i viaggi
tra un convento e l'altro; recitava le Lodi, l'Ora Media, il Vespro con
i compagni, e, attraversando le valli o le colline, contemplava la
bellezza della creazione. Allora dal suo cuore sgorgava un canto di lode
e di ringraziamento a Dio per tanti doni, soprattutto per la più grande
meraviglia: la redenzione operata da Cristo». Così anche il viaggio
diventava preghiera.
Come tutti i santi, ha concluso il Papa, anche Domenico «ci ricorda che
all’origine della testimonianza della fede, che ogni cristiano deve dare
in famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale, e anche nei momenti di
distensione, sta la preghiera, il contatto personale con Dio; solo
questo rapporto reale con Dio ci da la forza per vivere intensamente
ogni avvenimento, specie i momenti più sofferti». Ma lo specifico del
libro sui nove modi di pregare è che «ci ricorda anche l’importanza
degli atteggiamenti esteriori nella nostra preghiera. L’inginocchiarsi,
lo stare in piedi davanti al Signore, il fissare lo sguardo sul
Crocifisso, il fermarsi e raccogliersi in silenzio, non sono secondari,
ma ci aiutano a porci interiormente, con tutta la persona, in relazione
con Dio». E in tempi di vita frenetica il Pontefice sottolinea pure
«ancora una volta la necessità per la nostra vita spirituale di trovare
quotidianamente momenti per pregare con tranquillità; dobbiamo prenderci
questo tempo specie nelle vacanze, avere un po' di tempo per parlare
con Dio. Sarà un modo anche per aiutare chi ci sta vicino ad entrare nel
raggio luminoso della presenza di Dio, che porta la pace e l’amore di
cui abbiamo tutti bisogno».
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